Teofano nacque a Costantinopoli dalla nobile famiglia dei Martinaci; il padre aveva la dignità di illustrios; Anna la madre, era di origine orientale.
Dall’unione per molto tempo non vennero figli, finché, dopo molte preghiere alla Madre di Dio, implorata nella chiesa a lei dedicata nel monastero di Basso, nacque Teofano alla quale i pii genitori impartirono una buona e cristiana educazione.
Giunta all’età della giovinezza, su richiesta dell’imperatore d’Oriente Basilio I il Macedone (812-886), fu data in sposa al figlio di questi, Leone VI (866-911), associato dal padre alla guida dell’Impero dall’870.
Il matrimonio con il sedicenne co-imperatore, si celebrò alla fine dell’881, forse a Natale; nonostante la giovanissima età, Leone VI aveva già un’amante di nome Zoè, figlia dell’ufficiale Stiliano Zautzés (del resto Teofano sarà la prima delle quattro mogli di quel passionale imperatore bizantino).
Il matrimonio, per questa relazione extraconiugale, si rivelò per niente felice; poi essendosi Teofano lagnata della poca fedeltà del marito, l’imperatore (basileus) Basilio I, impose a Zoè di sposare tale Teodoro Guzuniatès; cosa che portò una certa concordia nella coppia reale, almeno in apparenza; dopo breve tempo nacque anche una figlia, Eudocia.
Poi sempre nell’ambito, frequente nelle case imperiali, delle cospirazioni, sospetti, spodestamenti, anche Basilio I, cominciò a temere una cospirazione del figlio contro di lui, per cui mise agli arresti nello stesso palazzo imperiale, Leone VI, la moglie Teofano e la figlia Eudocia; furono liberati tre mesi dopo, il 20 luglio 885, per intervento del patriarca di Costantinopoli, Fozio.
Ma dopo la morte dell’imperatore Basilio I (29 agosto 886) e l’immatura scomparsa dell’unica figlia Eudocia nel novembre 892, l’imperatore Leone VI (il Sapiente), non si frenò più nella sua passione amorosa per Zoè; influì forse su ciò, l’impossibilità di Teofano di poter dare un’altro figlio alla dinastia.
L’infelice “basilissa” si rifugiò allora nella religione per trovare conforto alle sue pene, intensificando le sue pratiche di pietà, conducendo un’esistenza quasi monastica nel palazzo, aumentando l’ascesi spirituale, prendendosi cura dei poveri.
Sua guida spirituale fu il futuro patriarca Eutimio (907-912), il quale richiamò più volte l’imperatore Leone VI al proprio dovere coniugale e nel contempo riuscì ad impedire che Teofano accettasse il divorzio per ritirarsi in un monastero, come altre sovrane trovatosi nelle stesse condizioni.
Ma la pena non durò molto, perché la morte si prese la trentenne imperatrice il 10 novembre 893; il marito, quasi a riparare i torti fattale, dopo la sua morte s’interessò molto di lei; le diede solenne sepoltura nella chiesa dei SS. Apostoli, facendo erigere in suo onore, una chiesa lì vicino, chiamata poi di Tutti i Santi, per la fama di santità dell’imperatrice e dei miracoli avvenuti sulla sua tomba; in seguito a Teofano fu dedicato anche un oratorio ai SS. Apostoli.
Costantino Porfirogenito (913-959) nel suo “Libro delle cerimonie”, precisa che il sarcofago era di marmo verde di Tessalonica e conteneva anche le ossa di Eudocia.
L’imperatrice “triste e malinconica”, ebbe subito un culto liturgico e celebrata il 16 dicembre; è commemorata nei più importanti Menologi e Sinassari bizantini, mentre è ignorata dal Martirologio Romano.
Qualche tempo dopo la sua morte, le reliquie ebbero vari trasferimenti; una prima sistemazione l’ebbero nel monastero di S. Costantino da lei fondato e lì le venerò nel 1350 Stefano di Novgorod.
Poi furono trasferite nel monastero di Cristo Filantropo; dopo la caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi nel 1453, le reliquie ritornarono ai SS. Apostoli, divenuta cattedrale; di lì poi alla Pammacaristos e infine a S. Giorgio del Fanar, residenza patriarcale, dove sono venerate tuttora.




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