Il più antico scrittore che fornisce delle notizie riguardanti s. Papia, è Eusebio di Cesarea, con la sua “Historia Ecclesiastica”.
S. Papia vissuto nel II secolo, contemporaneo di s. Policarpo di Smirne e di s. Ignazio d’Antiochia, era vescovo di Gerapoli nella Frigia, regione storica dell’Asia Minore e che dal 130 a. C. fece parte della provincia romana d’Asia.
Non conobbe personalmente gli Apostoli, ma secondo la sua propria testimonianza, egli apprese i principi e le fede cristiana da persone che l’avevano conosciuti, come Aristione e Giovanni il Presbitero; fu compagno di s. Policarpo di Smirne.
Eusebio di Cesarea, gli attribuisce idee ‘millenaristiche’, forse, secondo moderni critici, confondendolo con un omonimo autore ebreo; il ‘Millenarismo’ era una dottrina escatologica, presente nel cristianesimo primitivo e poi variamente ripresa, riguardante un supposto regno messianico di Cristo sulla Terra, della durata di mille anni, destinato ad attuarsi tra una prima resurrezione dei morti, riservata ai beati e una seconda resurrezione, seguente al Giudizio Universale; ebbe come fondamento un’interpretazione letterale di un passo dell’Apocalisse (20, 1-3).
Scrisse cinque libri intitolati ‘Esegesi dei discorsi del Signore’, testo di primaria importanza per la storia dell’esegesi neotestamentaria, soprattutto per quanto egli riferisce sugli evangelisti Matteo e Marco e per la conoscenza della prima lettera di Giovanni e della prima di Pietro; è da considerare uno dei primi anelli della catena della tradizione orale.
La data della morte è del tutto sconosciuta, come non si può dire che sia morto martire, cosa possibile dato i tempi. Il suo nome non compare negli antichi calendari, il primo a menzionarlo in Occidente, nel suo ‘Martirologio’ fu Adone, che lo pone al 22 febbraio, influenzato da s. Girolamo che dedicò un capitolo a Papia di Geropoli nel suo “De Viris illustribus”, classificandolo però come discepolo di s. Giovanni apostolo.
Errore proseguito fino al secolo XVI, quando Cesare Baronio nel suo ‘Martirologio Romano’ pur rimanendo la memoria al 22 febbraio, corresse la qualifica di discepolo di s. Giovanni apostolo in ‘Giovanni il presbitero’.




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