La commemorazione di Barsimeo (Barsamya), vescovo di Edessa, martirizzato sotto l'imperatore Traiano (nel 106 o 112, secondo i dati discordanti dei suoi Atti), per aver manifestato uno zelo troppo ardente nella conversione dei suoi concittadini, in particolare di Sarbil, prete pagano e di Bebaia, sua sorella.
Nel Sinassario Costantinopolitano, del resto, si fa menzione di Barsimeo lo stesso giorno, ma si accenna solo alla sua comparsa davanti al governatore Lisia. Grazie a un editto di tolleranza emanato dall'imperatore, Barsimeo, dopo avere già subito diversi supplizi, sarebbe ritornato alla testa della sua Chiesa, che avrebbe continuato a governare fino alla morte. La notizia del Sinassario Costantinopolitano dipende completamente dagli Atti siriaci. Questi Atti, trovandosi in siriaco dopo gli Atti di Sarbil, sono stati pubblicati da Bedjan. Secondo Duval, che ne ha fatto uno studio critico, il redattore di questi Atti ha utilizzato gli Atti di Habib (martirizzato sotto Licinio verso il 309). Allo scopo ben determinato di allacciare l'origine della Chiesa di Edessa agli apostoli, come pretende la dottrina di Addai, egli avrebbe retroceduto di circa un secolo e mezzo il pontificato di Barsimeo che avrebbe in realtà sofferto per la fede durante la persecuzione di Decio (249-51). Inoltre, le espressioni teologiche conformi alle decisioni del concilio di Nicea costringono a ritardare la redazione degli Atti di Barsimeo verso la metà del sec. IV.
Testimonianza del culto di Barsimeo nella Chiesa siriaca sono il Menologio del manoscritto siriaco del British Museum add. 14504 (copia del sec. IX-X di un originale del sec. VI) e il Vat. Syr. 69 (datato dal 1547) che ne fanno memoria all'8 ottobre.




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